Situata a nord-ovest della città di Arusha, a est del Parco Nazionale del Serengeti e ad ovest della scarpata occidentale della Great Rift Valley, si estende per 8300 Kmq e comprende, oltre al famoso cratere di Ngorongoro (2200 m) da cui prende il nome, diversi altri vulcani spenti: l’Oldeani (3216 m), il Makarot (3107 m), l’Olmoti (3100 m), il Loolmalasin (3648 m) e l’Empakaai (3262 m). Queste strutture vulcaniche si sono formate circa 20 milioni di anni fa, in seguito a numerose e violente eruzioni strettamente collegate alla formazione della Great Rift Valley. Il cratere di Ngorongoro è considerato la caldera intatta più grande al mondo con un diametro di 19 km e una profondità di 600 metri.
Grazie alle variazioni del clima, del terreno e dell'altitudine, il paesaggio offre, oltre ai crateri vulcanici, una grande molteplicità di habitat ed ecosistemi sovrapposti: dune di sabbia, foreste pluviali, pianure erbose, altopiani montani, savane, laghi, fiumi e paludi.
Nell’Area di conservazione di Ngorongoro sono presenti quasi 400 specie di uccelli, alcune residenti come aquile, avvoltoi, buceri e struzzi, e altre migratrici come cicogne e rondini. Migliaia di fenicotteri minori si possono osservare, soprattutto tra novembre e aprile, intorno al lago di Ndutu e ai laghi dei crateri di Ngorongoro e di Empakkai.
L’area comprende, anche, l’importantissimo sito archeologico della Gola di Olduvai. Conosciuta come “culla dell’umanità”, è il luogo dove sono stati rinvenuti i resti di alcuni ominidi risalenti a circa 2 milioni di anni fa e svariati fossili di animali risalenti all’età della pietra.
L’area è gestita dalla Ngorongoro Conservation Area Autority che, a differenza dell’ente TANAPA (società che governa i parchi naturali della Tanzania), consente la presenza di insediamenti tradizionali da parte di etnie autoctone come i Maasai, contestualmente alla salvaguardia delle risorse naturali e della fauna selvatica.
Cratere di Empakaai
Il cratere di Empakaai è Il secondo cratere più grande dell’Area di Conservazione di Ngorongoro. L'antica caldera ha un diametro di circa 6 km e, per circa metà, è occupata da un bellissimo lago color verde smeraldo che attira fenicotteri e altri uccelli acquatici.
Si può visitare esclusivamente a piedi, accompagnati da un ranger armato: il percorso, ben tenuto, si snoda lungo il bordo orientale e attraversa la lussureggiante foresta montana che riveste, interamente, le pareti del cratere. Dal bordo, i visitatori possono ammirare il cono vulcanico di Ol Doinyo Lengai, il lago Natron e, in una limpida giornata, persino il Kilimangiaro innevato. La discesa sul fondo del cratere, ripida ma decisamente panoramica, presenta numerose possibilità di avvistare la fauna selvatica, tra cui bufali, iene, scimmie blu, elefanti e una grande varietà di uccelli.
Cratere di Olmoti
Il cratere di Olmoti, il cui nome significa "pentola" in lingua Maasai, è una caldera sommersa poco profonda che si trova a nord del cratere di Ngorongoro e a sud del cratere di Empakaai. I dintorni lussureggianti e le numerose fonti d'acqua offrono fertili pascoli, sia per il bestiame dei Maasai che per la fauna selvatica.
È possibile effettuare una breve escursione, con un ranger armato, alle suggestive cascate di Munge che alimentano il lago Magadi, nel cratere di Ngorongoro.
Gola di Olduvai
Olduvai, che deriva dal termine Maasai “Oldupai” (pianta di sisal selvatica tipica della zona), è un luogo molto particolare e importante. La gola, profonda quasi 90 metri con un’estensione di circa 50 Km, lungo la Great Rift Valley, è uno dei siti di paleoantropologia più importanti al mondo.
Gli strati geologici della gola e i ritrovamenti effettuati, prima dal professor Wilhelm Kattwinkle e, successivamente, dal paleontologo Louis Leakey e la moglie Mary Leakey, hanno illuminato il lungo percorso evolutivo dell’uomo. Gli ominidi identificati nella zona della Gola di Olduvai sono Australopithecus boisei, Homo habilis, Homo erectus e Homo sapiens. Oltre ai resti umani, sono stati portati alla luce numerosi fossili, strumenti di pietra e scheletri di molti animali estinti, attualmente custoditi nell’omonimo museo. Nel 1972, a circa 40 km dalla gola, vennero scoperte sempre da Mary Leakey le famose "orme di Laetoli": impronte fossili perfettamente conservate e lasciate da ominidi, nella cenere vulcanica, 3 milioni e mezzo di anni fa.
Maasai
I Maasai che parlano il “Maa”, termine da cui deriva il loro nome, sono un popolo semi nomade di origine nilotica con una doppia anima di guerrieri coraggiosi e allevatori transumanti di mucche, capre e pecore. Oggi, circa 100.000 Maasai vivono nell'area protetta di Ngorongoro e si prendono cura del loro bestiame senza danneggiare la fauna selvatica. Da sempre si sono opposti a qualsiasi cambiamento e, per questo, attualmente vivono ancora come secoli fa.
I piccoli villaggi in cui vivono sono di forma circolare con un recinto di rovi, al centro, in cui ricondurre il bestiame al tramonto. Tutt’intorno, sorgono capanne di paglia e letame essiccato dove vivono numerose persone e vitelli appena nati.
I Maasai sono facilmente riconoscibili perché indossano lo “Shuka”: il tradizionale abito che consiste, essenzialmente, in un drappo dai colori sgargianti, con una netta predominanza del rosso. Questo è il colore simbolo della loro cultura perché si crede che il rosso possa tenere lontano i leoni. Sia gli uomini che le donne si cospargono il corpo con ocra e grasso animale e si adornano con vistosi monili di perline colorate e disegni che simboleggiano il clan di appartenenza e lo status sociale. Di norma, ai piedi, portano i sandali, incuranti di qualsiasi tipo di terreno sul quale possano camminare.
La società Maasai è fortemente patriarcale e basata sull’età. Solo gli uomini ricoprono i ruoli più importanti, mentre le donne hanno ruoli marginali e non godono di diritti ereditari. La scelta dei matrimoni spetta agli anziani ed è diffusa la poligamia. I bambini stanno molto a cuore a tutti i membri del villaggio che si occupano, indistintamente, della loro educazione e della loro crescita. Presto i maschietti imparano a badare al bestiame e le bambine a svolgere faccende domestiche, apprendendo cerimonie e usanze che segnano il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Il percorso della vita degli uomini è segnato da tappe di rituali particolari, il primo dei quali prevede la circoncisione. Seguono i passaggi di giovane guerriero, guerriero adulto, anziano di grado inferiore e superiore: ciascuno di questi livelli è caratterizzato da specifici diritti, responsabilità e abbigliamento.
La religione è monoteista, ma i Maasai considerano sacro l’ambiente che li circonda.
La fonte maggiore di sussistenza deriva soprattutto dal gregge: latte, carne, sangue… La ricchezza, di conseguenza, viene misurata in base al bestiame che si possiede e, anche, al numero di bambini: più animali e figli si hanno, più si è ricchi.
Una peculiarità delle usanze Maasai è quella di vedere nell’atto di sputare un simbolismo sacro e una forma di rispetto. I membri di questa tribù sputano per salutare i propri amici, convalidare gli affari o augurare buona fortuna.
Lake Masek e Lake Ndutu
Il lago Ndutu e, a breve distanza, il lago Masek fanno parte dell’Area di Conservazione di Ngorongoro e costituiscono una tappa fondamentale della Grande Migrazione.
Ogni anno, da dicembre a marzo, la transumanza delle grandi mandrie di erbivori offre uno scenario incredibile. Gli animali, alla perenne ricerca di acqua e di pascoli per la sopravvivenza, raggiungono, dopo un estenuante viaggio, questa zona che, con l’arrivo delle piogge, regala loro praterie lussureggianti di erba bassa e ricca di minerali.
Mandrie di gnu e di zebre vi sostano per alcuni mesi e, a febbraio, partoriscono migliaia di cuccioli che attirano predatori come ghepardi, leoni e iene.