Il lago Eyasi, detto anche lago Njarasa, è un lago salato endoreico, stagionale e poco profondo. Si trova a circa 75 chilometri a sud-ovest dell' Area di Conservazione di Ngorongoro e a 100 chilometri a sud del Parco Nazionale del Serengeti.
Il clima è quasi sempre caratterizzato da temperature molto elevate poiché il lago è situato al centro della Great Rift Valley, la spaccatura più antica del mondo. Si stima che questa si sia aperta oltre 65 milioni di anni fa, poco dopo l'estinzione dei dinosauri.
Molto diverso dalle zone circostanti del Serengeti e di Ngorongoro, il paesaggio ha un aspetto quasi tropicale, grazie alle palme che costeggiano il lago e che ospitano uccelli come l'Inseparabile di Fischer, un pappagallo dai colori sgargianti. Completano questo particolare habitat maestose acacie a ombrello, cespugli di carta vetrata e alcuni meravigliosi esemplari di baobab.
Il lago, in base all’andamento delle piogge, muta le sue dimensioni e si presenta con peculiarità diverse. Durante la stagione secca, si riduce ad una pozza arsa dal calura del sole, creando le condizioni migliori per l’osservazione della fauna selvatica costretta a condividere la poca acqua rimasta. Durante la stagione della piogge, invece, la sua capienza aumenta, attirando gli ippopotami desiderosi di rinfrescarsi nelle sue acque salmastre.
Il lago Eyasi, comunque, non attrae fauna selvatica di grossa taglia come si vede nei parchi e nelle aree protette vicine, ma è un sogno per tutti gli amanti del birdwatching perché attira un gran numero di uccelli di ogni specie, dimensione e colore. Nella moltitudine di volatili si possono notare fenicotteri, gabbiani dalla testa grigia, grandi pellicani bianchi, Spatole d'Africa, avocette e cicogne dal becco giallo. In questa regione vivono alcuni piccoli gruppi etnici come gli Hadzabe e i Datoga.
Qui trovate un’idea di itinerario safari per interagire con loro.
Tribù degli HADZABE
Gli Hadzabe sono una tribù boscimane così antica che il National Geographic li definisce "i parenti viventi più stretti degli umani che per primi hanno lasciato l'Africa per migrare nel resto del mondo".
Di indole pacifica, questo popolo, oggi ridotto a meno di mille individui, rappresenta l’ultimo esempio dei veri cacciatori-raccoglitori dell’East Africa. Vivono in piccoli villaggi nomadi e non conoscono l’agricoltura, la scrittura e alcuna forma di organizzazione politica. Le donne sono dedite alla ricerca di erbe e piante medicinali e alla raccolta di frutti e tuberi selvatici, mentre gli uomini cacciano utilizzando archi con frecce dalla punta avvelenata.
Gli Hadzabe parlano una lingua a click, fatta di suoni schioccanti (prodotti mettendo la lingua contro il palato in determinate posizioni), ciascuno dei quali ha una propria valenza semantica.
Tribù dei DATOGA
I Datoga sono un popolo di origine nilotica, noto anche con la parola swahili Mang’ati, che gli è stata attribuita dai Maasai e il cui significato è “nemico rispettato”.
Si pensa che si siano stabiliti nell'area del lago Eyasi circa 3.000 anni fa provenienti dal Sudan meridionale e dagli altopiani dell'Etiopia occidentale. I Datoga sono pastori e ottimi fabbri. Fondendo il ferro di riciclo, costruiscono le punte per le frecce e le lance, oltre a bracciali ed altri ornamenti. Sebbene siano noti per allevare capre, asini, pecore e polli, i bovini sono i loro animali domestici più importanti. Le donne Datoga amano i gioielli realizzati in rame, ferro e perline e sono facilmente riconoscibili per i caratteristici tatuaggi decorativi sulla pelle del viso e delle spalle.
Questa zona è particolarmente adatta a essere esplorata a piedi e si consigliano escursioni di una o mezza giornata. È anche possibile fare una battuta di caccia con gli Hadzabe o visitare le altre tribù.